L'estate alla fine del secolo - Fabio Geda - copertina
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Letteratura: Italia
L'estate alla fine del secolo
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Descrizione


Nell'estate del 1999 un nonno e un nipote si incontrano per la prima volta, dopo che una lunga serie di incomprensioni li ha tenuti distanti. Il nonno, ebreo, nato il diciassette novembre 1938, giorno in cui in Italia vengono promulgate le leggi razziali, ha trascorso la propria vita senza sentirsi autorizzato a esistere. Andato in pensione al termine di una brillante carriera come consulente, si ritira nella borgata di montagna dove durante la guerra si era rifugiato con la sua famiglia e dove vuole morire. Il ragazzino, un preadolescente sensibile ed estroverso, appassionato di fumetti, che viene affidato a lui perché il padre, malato, deve sottoporsi a una delicata terapia, entra in quella che potrebbe essere la sua ultima stagione in modo perentorio e imprevisto. Così, mentre sulle rive del lago artificiale in cui si specchia il paesino il giovane verrà in contatto con il proprio passato e con il proprio futuro, il nonno riceverà, tramite lui, quell'iniziazione gioiosa alla vita che la Storia gli aveva negato, riuscendo, forse, al crepuscolo del secolo, a non essere più un fantasma.

Dettagli

22 novembre 2011
285 p., Rilegato
9788866202127

Valutazioni e recensioni

  • Renzo Montagnoli

    A forza di sentir parlar bene di Fabio Geda mi sono convinto di leggere qualcosa di suo e la mia scelta è caduta, anziché sul più famoso Nel mare ci sono i coccodrilli, su L’estate alla fine del secolo, solo perché mi ha incuriosito un brano, tratto dal romanzo, riportato nell’ultima di copertina. Benchè fossero poche righe, sono state sufficienti per infondermi una sensazione di serenità e, si badi bene, non sapevo ancora chi fossero i due soggetti di cui si parla nelle stesse. Agli inizi il libro ci presenta Zeno, un ragazzino che vive in Sicilia e il cui padre, colpito da una grave forma leucemica, deve farsi curare in un ospedale di Genova. E’ una famiglia raccolta, tanto che la madre decide di andare pure lei a Genova, portandosi dietro il ragazzino. Ma a chi affidarlo, perché stante la giovane età ci deve sempre essere l’occhio attento di un adulto? Non trova di meglio che consegnarlo a suo padre, che vive in un paesino di montagna, sempre in Liguria, e con cui i rapporti sono freddi da anni, tanto che Zeno non sa nemmeno di avere un nonno materno. L’incontro fra l’anziano, ebreo che ha dovuto penare durante la guerra per il solo fatto di appartenere a una razza perseguitata, e il giovane Zeno sarà foriero di grandi sviluppi, tanto che il primo riuscirà a rivedere la vita con quella gioia che l’assurdo odio nazifascista gli aveva impedito, e il secondo, conoscendo le sue radici, grazie ai racconti del nonno, potrà affacciarsi nel mondo degli adulti consapevole e senza paure. Grosso modo è questa la trama del libro, suddiviso in capitoli in cui si alternano il racconto della vita trascorsa del vecchio e l’esperienza che va maturando il ragazzino: l’amicizia, il primo amore, la paura di perdere il padre, la vita misteriosa del nonno che, svelandosi, gli fa apparire da un’ottica diversa quell’uomo che, di primo acchito, gli era sembrato scostante nel suo quasi totale silenzio. Il romanzo è interessante, non c’è dubbio, e l’idea è azzeccata, anche se il suo sviluppo non è scevro da difetti, perché il raccordo fra presente e passato a volte non è ben calibrato e si corre il rischio di confondersi, evidenziando così una struttura non studiata a priori con la dovuta attenzione; ci sono inoltre lungaggini che non trovano giustificazione, come la passione del nipote per disegnare i fumetti, di cui si fa ben di più di un cenno; il ritmo, costante e tutto sommato idoneo al filo narrativo, a un certo punto rallenta non poco e le ultime pagine possono provocare anche qualche sbadiglio, soprattutto perché, in base a quel che è stato prima scritto, la conclusione della vicenda diventa del tutto prevedibile. Quel che però mi è piaciuto di meno è stata la mancanza di un’analisi psicologica approfondita del nonno e della figlia, personaggi chiave nel loro rapporto. Se è vero poi che ci sono delle ingenuità, delle omissioni, è altrettanto certo che in alcune pagine l’autore riesce a ricreare un’atmosfera quasi magica, con pennellate poetiche che impreziosiscono la narrazione. Per concludere, il romanzo è di piacevole lettura, anche se il mio giudizio nell’insieme è solo discreto; per esprimere un’opinione invece sul narratore dovrò leggere altre sue opere, il che mi riprometto di fare abbastanza a breve.

  • Un incontro tra passato, presente e futuro, un rapporto tra nonno e nipote che si costruisce, poco alla volta e giorno dopo giorno, fatto di piccole cose e di poche parole, che riusciranno però a restituire la gioia di vivere a chi non ne aveva più e si rifugiava nel passato sentendosi estraneo al mondo. Fabio Geda, con il suo stile chiaro e scorrevole eppure al contempo delicato ed accogliente, ci racconta di argomenti "tosti" come la guerra, la memoria, la malattia e, ancora una volta, lo fa anche attraverso gli occhi di un ragazzino: un libro intenso, pieno di suggestioni ed emozioni, che difficilmente può non piacere e non entrare nel cuore del lettore.

  • RICCARDO FUMAGALLI

    Fabio Geda è davvero un bravo narratore, sceglie bene termini, tempi e parole. Nulla è lasciato al caso in questo libro fatto di due storie che si intrecciano a distanza di molti anni e che permetteranno ad un nonno e il suo nipote di incontrarsi e conoscersi per la prima volta. Un libro che ha il sapore della giovinezza, dei ricordi, delle cose tristi e di quelle luminose che capitano all'improvviso e cambiano la vita.

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