Appassionata descrizione dell'opera dei Benedettini/e in Italia ed in Europa, Senza di loro "Le nostre conoscenze RELIGIOSE - LETTERARIE - FILOSOFICHE - SCIENTIFICHE - MEDICHE - AGRICOLE, sarebbero come sono oggi?" Non a caso San Benedetto è PATRONO d' EUROPA Osvaldo Micheli
Il filo infinito
Dopo Appia e Come cavalli che dormono in piedi, un nuovo grande viaggio. Da Norcia e ritorno, attraverso l’Europa dei monasteri, alla riscoperta dei nostri valori fondanti.
«È un filo che si tesse e si spezza a seconda degli incontri: dentro ci si capisce al volo anche con alfabeti diversi, fuori basta una testa calda per riportarci al tempo del "Prima noi!"» - Raffaele Oriani, Il Venerdì
“Oggi la vera terra di missione non è l’Africa ma quest’Europa che perde la bussola, riduce la fede a estetica, gioca con miasmi di morte, e dove i paesi che hanno voluto l’Unione sembrano i primi a volerla distruggere.”
«Che uomini erano quelli. Riuscirono a salvare l'Europa con la sola forza della fede. Con l'efficacia di una formula semplicissima, "ora et labora". Lo fecero nel momento peggiore, negli anni di violenza e anarchia che seguirono la caduta dell'Impero romano, quando le invasioni erano una cosa seria, non una migrazione di diseredati. Ondate violente, spietate, pagane. Unni, Vandali, Visigoti, Longobardi, Slavi e i ferocissimi Ungari. Li cristianizzarono e li resero europei con la sola forza dell'esempio. Salvarono una cultura millenaria, rimisero in ordine un territorio devastato e in preda all'abbandono. Costruirono, con i monasteri, dei formidabili presidi di resistenza alla dissoluzione. Sono i discepoli di Benedetto da Norcia, il santo protettore d'Europa. Li ho cercati nelle loro abbazie, dall'Atlantico fino alle sponde del Danubio. Luoghi più forti delle invasioni e delle guerre. Gli uomini che le abitano vivono secondo una 'regola' più che mai valida oggi, in un momento in cui i seminatori di zizzania cercano di fare a pezzi l'utopia dei loro padri: quelle nere tonache monacali ci dicono che l'Europa è, prima di tutto, uno spazio millenario di migrazioni. Una terra 'lavorata', dove - a differenza dell'Asia o dell'Africa - è quasi impossibile distinguere fra l'opera della natura e quella dell'uomo. Un paradiso che è insensato blindare con reticolati. Da dove se non dall'Appennino, un mondo duro, abituato da millenni a risorgere dopo ogni terremoto, poteva venire questa formidabile spinta alla ricostruzione dell'Europa? Quanto è conscia l'Italia di questa sua centralità se, per la prima volta dopo secoli, lascia in macerie le terre pastorali da dove venne il segno della rinascita di un intero continente? Quanto c'è ancora di autenticamente cristiano in un Occidente travolto dal materialismo? Sapremo risollevarci senza bisogno di altre guerre e catastrofi?». All'urgenza di questi interrogativi Paolo Rumiz cerca una risposta nei fortini dove resistono i valori perduti, in un viaggio che è prima di tutto una navigazione interiore. I guardiani dell'arca costituisce, insieme al canto epico «Evropa», un dittico dedicato all'Europa, alle sue origini, al suo futuro.
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Anno edizione:2019
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Francesc0 Sala 28 agosto 2019
Come combattere i populismi, razzismo, superare contrapposizioni tra nazioni e dare speranza per un mondo di relazione e collaborazione? La soluzione c'é se solo fossimo più consci del nostro passato come popolo europeo, Rumiz lo identifica con quel passato ormai remoto e purtroppo quasi ormai dimenticato che é stata la sua società benedettina e la sua capillare e immane opera che ha plasmato sia il paesaggio sia la società europea durante la fase più buia della sua storia. La Regola di Benedetto, fondata sui pilastri di lavoro, preghiera e studio, racchiude in sè valori quali l' ascolto, il rispetto reciproco, la condivisione delle responsabilità, l'apertura verso il prossimo, l'autodisciplina; valori che nel mondo moderno, svuotato di ogni significato e che noi, sballottati da un frastuono assordante di un vuoto di senso, non abbiamo più la capacità di cogliere. La regola di Benedetto ci da la chiave per cambiare noi stessi e il mondo verso una società europea più giusta, coesa e più consapevole del suo ruolo per gli equilibri geopolitici mondiali come culla della cultura e della democrazia.Attraverso il libro Rumiz, come da par suo, ripercorre le tappe del suo viaggio per abbazie alla scoperta di questo mondo ovattato ma proprio per questo ricco di senso e insegnamenti, identificando in ogni abbazia una peculiarità. Libro che offre un sacco di spunti sulla forza che le idee e i valori etici ( su cui si fonda la regola) hanno a plasmare le vite dell'uomo e il paesaggio.Non un punto di arrivo ma uno stimolo ad approfondire.
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antonio isolan 27 aprile 2019
Non e' il primo libro di Rumiz che leggo, in questo ho ritrovato il suo stile, la sua narrativa, ma in alcune parti non mi ha convinto.tipo quando si perde in una retorica sterile pro migranti e poi avrei approfondito di più' alcuni aspetti della vita e della storia dei monaci. Comunque lo consiglierei.