Grande scrittore
I fiori del male
Provato da una vita travagliata e disordinata, Charles Baudelaire tende a realizzare una poesia che dell’uomo, delle sue cadute e dei suoi disperati tentativi di rialzarsi, della sua sublimità e delle sue bassezze, della ininterrotta altalena tra ennui e idéal, tra disgusto di sé, noia esistenziale da un lato e aspirazioni ideali dall’altro, sia la cronaca e l’epos insieme, l’analisi inclemente e la celebrazione commossa e pietosa. Diviso tra il bisogno di elevarsi e il bisogno di assaporare i forti liquori del peccato; attratto di volta in volta, talora al tempo stesso, e respinto dagli estremi – l’amore che invoca l’odio e se ne nutre – Baudelaire era in preda a una crudele ambivalenza affettiva. Il punto di partenza dal quale muovono tanti atteggiamenti del Poeta è la sua coscienza di esiliato, di angelo caduto e quindi di estraneità al mondo in cui vive. Questa coscienza di diversità ed estraneità approda o alla cupa accidia, a una stanchezza che è insieme disgusto o a un atteggiamento di rivolta cui subentra la frustrazione.
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Anno edizione:2017
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Mario Manzo 09 luglio 2020
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La traduzione di Giovanni Raboni è quella che maggiormente rende giustizia al senso dell'opera di Baudelaire. Un poeta che traduce un altro poeta, è questo incontro poetico il segreto che rende quest'edizione una tra le migliori per chi vuole cimentarsi nella scoperta dei Fiori del Male. L'opera in sè non può essere commentato, si tratta di un capolavoro di poesia che cambia la visione del mondo del lettore. Fondamentale per comprendere gli sviluppi della poesia Novecentesca.