La grande partita di Edward Zwick - Blu-ray
La grande partita di Edward Zwick - Blu-ray - 2
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La grande partita
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Descrizione


La storia del celeberrimo campione di scacchi americano Bobby Fischer. Dalla sua scesa nel mondo degli scacchi negli anni '60 fino alla "sfida del secolo" contro Boris Spassky nel 1972, il match che segnò la prima vittoria di un americano su uno scacchista sovietico, tutto questo in piena Guerra Fredda.

Dettagli

2014
Blu-ray
8031179945047

Informazioni aggiuntive

  • Eagle Pictures, 2016
  • Eagle Pictures
  • 115 min
  • Italiano (DTS 5.1 HD);Inglese (DTS 5.1 HD)
  • Italiano
  • 2,35:1

Valutazioni e recensioni

  • Questo su Fischer è un biopic serio, documentatissimo, realissimo, brutale, non una mostard'inventata da Zaillian ("In cerca di Bobby Fischer"/"Scacco Matto"/"Searching for Bobby Fischer") che parte dai fatti veri solo come canovaccio per poi distorcerli a piacere second'il proprio irenismo. Finalment'è nat'il sito "History vs. Hollywood", in cui si spazzano via le balle disseminate nelle cosiddette opere basate su "true events". E, a proposito di "Pawn Sacrifice", evidenzia come la realtà ancor'una volta sia stata perfino peggiore dell'eppur impietoso film di Zwick. Un paio di nei: la gracilità fisica di "Spider-Man" (Fischer terrorizzava gl'avversari a partire dalla propria stazza corporea che teneva in costant'allenamento) e il presunto capolavoro durante la 6a partita (licenz'artistica, considerato che secondo gli storici degli scacchi la "partita del secolo" fu comunque giocata da Fischer m'a 13 anni). Zwick non vorrebbe porsi ambizioni particolari (ha dichiarato ch'il titolo originale è un esplicito rimando alla guerra fredda tra le due superpotenze che combatterono usando Fischer e Spasskij come pedoni sacrificabili: "You have Henry Kissinger and Richard Nixon calling Bobby Fischer; you have Brezhnev and the KGB agents following Boris Spassky. Both of these men were pawns of their nations"). Invec'il materiale in sé è ricc'al punto da esser'il miglior trattato audiovisivo sulla "teoria dei giochi", e per cogliere l'importanza della "Games Theory" si dovrebbe partire dall'"Homo ludens" d'Huizinga con la bella prefazione d'Eco: le regole che governan'un sistema sociale sono già esplicitate nelle regole del gioco più praticat'in quel sistema, e gl'esperimenti condotti da Tajfel in poi (1970-'71) attestano che per una qualche predisposizione neuropsichica vengono sistematicamente preferit'i giochi a somma negativa ("Vladimir's choice"). Così si spiega l'idea di Fischer per il quale il momento più esaltante d'una partita è quando capisce d'aver spezzato l'ego [sic] del suo avversario. Di fatto gli scacchi potrebbero anch'essere giocati secondo una logica collaborativa e non competitiva, dunque facendoli entrare fra i giochi a somma positiva: i due giocatori potrebbero cooperare affrontand'assieme la situazione problematica sulla scacchiera. La stessa cosa potrebb'avvenire col semplice cambiamento del modo di gestire qualsiasi altro celebr'e diffusissimo gioco, non c'è bisogno d'investarsene di nuovi com'ha fatto la Loos pubblicata in Italia dal Gruppo Abele. Ma ciò non càpita appunto poiché percepito com'un suicidio psicologico dell'autostima e dell'egotismo. Se qualcuno avess'avuto dubbi che la storia de "la rana e lo scorpione" narrata da Welles in "Rapporto confidenziale" (1955) non avesse support'empirici concreti, si sbrighi a ricredersi. Mauro Lanari (un grazie a Orietta Anibaldi)

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