Da appassionato lettore di Montalbano e più in egnerale di Camilleri devo purtroppo constatare che questi racconti hanno il fiato corto e non raggiungono un livello che sia adeguato alla serie di Montalbano presa nel suo complesso. In alcuni racconti vengono riproposti soliti cliché di situazioni e personaggi, che a volte sono un po' stucchevoli in quanto non si ha voglia o spazio per annaquarli in uno scenario più ricco rendendoli più leggeri e accettabili. Se questi racconti sono del Montalbano giovane, forse contestualizzare e caratterizzare meglio la gioventù dei personaggi (Montalbano, Fazio, Augello, Catarella, etc.) avrebbe aiutano, mentre, al contrario, leggendo, non si nota il cambio di carta di identità che, nella parcezione, resta quella del Montalbano che conosciamo dai romanzi anche recenti. Mi chiedo, tra l'altro: se anche Catarella era giovane nelle storie di questi racconti, dato per acquisito che i suoi comportamenti non sono cambiati negli anni e nei decenni trascorsi, quante volte è stata sostituita la porta dell'ufficio di Montalbano contro la quale Catarella sbatte in continuazione? Dispiace un voto bassino ma, onestamente e con tutto l'affetto per autore e personaggio, di più questa raccolta non merita.
Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano
"Sono otto le «mosse» narrative che Camilleri si concede lungo le otto colonne e le otto traverse della sua geometrica scacchiera del racconto: tra i quattro lati del libro, e nell'ordine chiuso di un romanzo-matrioska che dentro di sé inclina, procedendo di racconto in racconto, di tensione in tensione, sull'asse unico dell'attività investigativa del commissariato di Vigàta. Più che racconti lunghi sono romanzi ristretti quelli che qui si spintonano a vicenda e concorrono al disegno unitario: uno compie un giro, l'altro ricomincia. L'andatura piacevolmente svagata e a punte d'arguzia è un effetto stilistico della restrizione e degli scorci. Fra gli aliti grassi del mare e il fresco odore salino, a Vigàta si conduce la solita vita fragorosa di ripicche e di rimbecchi; di passioni irritabili, di insofferenze e di strampalerie. La cameriera Adelina e Livia, la fidanzata «straniera» di Montalbano, si annusano sempre da lontano. Catarella, devoto alle cerimonie più smaccate, indossa imperterrito il proprio corpo come una maschera cui aderiscono gesti e mimiche di dialettalità selvaticamente impetuosa e arruffata. Perdurano le moschetterie giornalistiche delle due contrapposte televisioni locali, abilmente strumentalizzate da Montalbano. Il medico legale, Pasquano, solo davanti a una guantiera di cannoli di ricotta è disposto a deporre acrimonie, ringhi, e «cabasisi». Il vicecommissario Mimì Augello conosce il catalogo e le vite tutte delle donne più belle e disponibili del villaggio. L'ispettore capo, Fazio, è il solerte e indisponente scout del «già fatto». L'epitome dei caratteri include una ricca galleria di ritratti, una parata di volti, un ampio esercizio fisiognomia): facce da requiem, volti dilavati, sorrisi che hanno o non hanno morbidezza, grinte e grugni di gaglioffi, musi di bruti. Il commissario tiene gioco sovrano. Appiana ostacoli. Stabilisce relazioni tra fatti diversi. Deduce e va sicuro. Montalbano è aspramente giovane, qui. È strabordante e pieno di slanci: scontroso talvolta, ma anche disponibile e tollerante. Cauto e insidioso insieme, ricorre a tatticismi, a stratagemmi, a incursioni rese lecite solo dalla necessità del momento. La bassa industria del delitto, le vicende atroci, le storie sordide, gli insabbiamenti legali, gli accordi criminali tra le famiglie mafiose, lo sgomentano senza mai avvilirlo. Montalbano non manca di generosa indulgenza e di un delicato senso di giustizia assai più giusto dell'impersonale rigore burocratico. Qualcuno ha dato fuoco a un albergo. Non ci sono vittime. Deve essere intransigente di fronte a una mattana d'amore? Si imbatte in un professionista del furto, in un correttissimo ladro «a tariffa fissa» che con la sua arte sa aiutare la giustizia: deve negargli la mano che lo tiri fuori dalla necessità del mestiere? Va bandita l'umana «pietà», che non assolve e non condanna?" (Salvatore Silvano Nigro)
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Edizione:4
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Anno edizione:2014
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Otto racconti, ben articolati e con tutti i personaggi che abbiamo imparato ad amare in questi anni. Nonostante il dialetto siciliano piuttosto marcato di queste pagine, la figura di Montalbano è resa viva e credibile grazie alla prosa affabulatoria che trascina il lettore nelle vicende narrate. Ogni racconto è un piccolo romanzo, con vicende complesse e personaggi di spessore. Forse quello che ho più apprezzato è l'ultimo - Il ladro onesto - in cui torna il concetto personale di giustizia di Montalbano (e poi narra un episodio cui fa riferimento in quasi tutti i romanzi). Vivamente consigliato per conoscere un Montalbano più giovane e motivato agli inizi della sua carriera, per un'immersione nel grande teatro della vita secondo Camilleri.
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Giuseppe Maltese 12 maggio 2016
In questa raccolta di otto racconti, con protagonista un giovane ma non per questo inesperto Salvo Montalbano, il grande Camilleri conferma le sue qualità principali: la capacità di avvincere il lettore senza mai annoiarlo, l'uso del dialetto siciliano che risulta comprensibilissimo anche per i "non isolani" e soprattutto il modo di trasportare idealmente in luoghi di una bellezza impareggiabile. Da questa raccolta sono state tratte le sceneggiature per gli episodi della seconda stagione del Giovane Montalbano.