Continuano i casi da risolvere per il vicequestore Schiavone. Non è stagione è incentrato sulla ricerca di una ragazza scomparsa, tra il silenzio della famiglia e la maestria di Schiavone di scovare i colpevoli.
Non è stagione
C'è un'azione parallela, in questa inchiesta del vicequestore Rocco Schiavone, che affianca la storia principale. È perché il passato dell'ispido poliziotto è segnato da una zona oscura e si ripresenta a ogni richiamo. Come un debito non riscattato. Come una ferita condannata a riaprirsi. E anche quando un'indagine che lo accora gli fa sentire il palpito di una vita salvata, da quel fondo mai scandagliato c'è uno spettro che spunta a ricordargli che a Rocco Schiavone la vita non può sorridere. I Berguet, ricca famiglia di industriali valdostani, hanno un segreto, Rocco Schiavone lo intuisce per caso. Gli sembra di avvertire nei precordi un grido disperato. È scomparsa Chiara Berguet, figlia di famiglia, studentessa molto popolare tra i coetanei. Inizia così per il vicequestore una partita giocata su più tavoli: scoprire cosa si cela dietro la facciata irreprensibile di un ambiente privilegiato, sfidare il tempo in una corsa per la vita, illuminare l'area grigia dove il racket e gli affari si incontrano. Intanto cade la neve ad Aosta, ed è maggio: un fuori stagione che nutre il malumore di Rocco. E come venuta da quell'umor nero, un'ombra lo insegue per colpirlo dove è più doloroso.
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Autore:
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Editore:
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Anno edizione:2015
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Sara Taraborrelli 10 febbraio 2019
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Cime innevate, alpeggi, aria pungente, un paesaggio da cartolina natalizia violentato dalla cattiveria umana che si insinua tra le stradine, si inerpica sui sentieri e sparge il suo seme. Il vicequestore Rocco Schiavone, romano burbero allergico ai climi rigidi, spedito ad Aosta in punizione a causa dei metodi poco ortodossi praticati durante il servizio reso allo Stato, ha tra le mani un caso dai contorni incerti. Tutto ha inizio da un incidente stradale mortale, un fatto di apparente ordinaria tragedia, l’evolversi della vicenda porta alla luce altri crimini ed altre realtà sconcertati. Ce la farà Schiavone insieme alla sua striminzita squadra a chiudere positivamente il caso? La serie di Rocco Schiavone, ideata da Antonio Manzini, odora di Montalbano in versione romanesca, ci sono somiglianze caratteriali e professionali; infatti, il Vicequestore è pungente, sboccato, geniale, appassionato di donne, ironico, testardo, le operazioni le svolge seguendo un suo personalissimo metodo al limite della legalità extra protocollo standard, giungendo a volte a conclusioni sconclusionate. Anche l’ambiente del commissariato ricorda quello di Vigata (sosia di Catarella e Fazio compresi). La trama è articolata, il finale garantisce un seguito ed in generale la sostanza è interessante, con qualche parentesi rosa. Il linguaggio utilizzato da Schiavone/Manzini è farcito di imprecazioni, che unito al suo vizio segreto, fumare gli spinelli, non gli dona onore per il ruolo stesso che ricopre. La particolarità del protagonista, con pregi e difetti, rischia di non aggradare tutti i lettori e per i fedeli seguaci di Camilleri potrebbe essere una potenziale delusione. Per cogliere appieno i particolari e l’essenza del romanzo è consigliabile leggere i precedenti. Concludendo, è un giallo dai toni smorzati che non manca, però, di piacevolezza.
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Perché amiamo tutti Rocco? Perché Rocco è uno che sbaglia, si cruccia, caccia fuori una sfilza di parolacce, odia ciò che fa, ma lo fa col cuore. Ed è proprio quello, il cuore di Rocco che troviamo in ogni riga di questi romanzi. Un cuore spezzato, un cuore che soffre. Un cuore che vorrebbe chiudersi su se stesso e mandare tutto in malora. Ma Rocco non lo fa. Rocco è tenace, cocciuto. Rocco sbaglia, urla e poi si ferma, fissa un punto e va avanti, dritto come un treno, dritto all'obiettivo. E fanculo tutti! E io sono di nuovo qui, terzo romanzo concluso, due ancora da leggere, una serie tv in procinto di essere trasmessa (e io sto qui a sperare che non abbiano distrutto tutto con la trasposizione). E ora che faccio? Fisso i due romanzi rimanenti e mi dico che no, non posso leggerli subito, altrimenti poi che mi rimane? Leggo altro? Pare facile! Vabbè, mettiamola così: mi prendo un giorno o due di pausa. Giusto per salutare Rocco come si deve.