Questo libro mi ha colpito molto per vari aspetti: la precisione della scrittura, l’intensità e la drammaticità della storia, la veridicità dei personaggi e il modo in cui viene sviluppata la trama. La protagonista è una ragazzina che subisce un doppio abbandono e che da un giorno all’altro si ritrova catapultata in una realtà a lei totalmente estranea. In questo nuovo contesto di miseria economica e dei sentimenti, l’arminuta trova la forza per reagire, concentrandosi sullo studio e creando nuovi legami, in particolare con la sorella e con uno dei fratelli. Un libro che non si dimentica facilmente. Lo consiglio vivamente.???
L' Arminuta
Vincitore Premio Campiello 2017
Vincitore Premio Napoli 2017, sezione Narrativa.
Per raccontare gli strappi della vita occorrono parole scabre, schiette. Di quelle parole Donatella Di Pietrantonio conosce il raro incanto. La sua scrittura ha un timbro unico, una grana spigolosa ma piena di luce, capace di governare con delicatezza una storia incandescente.
«Ero l'Arminuta, la ritornata. Parlavo un'altra lingua e non sapevo piú a chi appartenere. La parola mamma si era annidata nella mia gola come un rospo. Oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza»
Ci sono romanzi che toccano corde cosí profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con L'Arminuta fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell'altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia cosí questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all'altro perde tutto - una casa confortevole, le amiche piú care, l'affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l'Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo.
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Autore:
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Edizione:1
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Anno edizione:2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Tutto sembra così dettagliatamente descritto, con le parole svelte, le frasi snelle, i capitoli brevi e nervosi, necessarie a delimitare una personalità senza fronzoli, una realtà senza troppi motivi di dilungarsi in chiacchiere e sereni rilassamenti. E poi, però, anche se la storia è tutta al femminile, quelle poche figure maschili, appena accennate, trascurate, relegate al sottofondo, senza un minimo di stima, volutamente secondarie nel ruolo occupato e nella personalità scadente. Forse è giusto che fossero superflue, ma se ne dà davvero una immagine di poco valore, figure offese anche quando vittime. #Malavoglia.
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L'ho trovato una lettura piacevole e soprattutto mi ha fatto riflettere su cosa faccia veramente di una madre una mamma. Non ho però assegnato un punteggio più alto perché a tratti mi è parso un romanzo banale e prevedibile, di quelli scritti volutamente per toccare certe ovvie leve dei sentimenti. Al di là di questo, è estremamente toccante pensare al trattamento subito dalla ragazzina protagonista della storia, della quale, da notare, non viene mai detto il nome, lei è semplicemente "l'arminuta", una sorta di pacco postale rispedito al mittente quando ha perso la propria utilità. Riconosco all'autrice il merito di avere saputo dipingere con maestria la realtà di una pratica di adozione non ufficiale, che molto probabilmente alcuni decenni fa era anche frequente in determinati contesti.