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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2016
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Molto meglio della serie tv! De Giovanni si conferma, al solito, un grande inventore di storie :)
Seconda avventura per Lojacono, ma prima per i Bastardi di Pizzofalcone; un corteo di personaggi uno più invaso da demoni dell'altro, ma così umani da sentirli amici, forse in ognuno di loro riusciamo a trovare una parte di noi. La caraterrizzazione di ciascuno, tratteggiata con maestria dalla scrittura pregevole di De Giovanni, forse più scorrevole che aulica e ricercata, è così chiara e decisiva che, in poche pagine, riusciamo a distinguere ognuno dal proprio tratto tipico. Le indagini in sè sono semplici, rispetto a ciò che siamo stati abitutati, negli ultimi tempi, a leggere, con elucubrazioni mentali e piani macchiavellici di difficile decifrazione, ma non per questo la soluzione risulta più prevedibile. Nulla da aggiungere a chi conosce già le qualità da scrittore dialogico di De Giovanni. Meno bello di BUIO, ma meglio della genesi di Lojacono ne IL METODO DEL COCCODRILLO: qui c'è uno spaccato di vita vera molto più maturo. Consigliato a chi vuole iniziare a conoscere e, subito dopo, amare e odiare i Bastardi di Pizzofalcone; sconsigliato a chi cerca il giallo all'americana e casi spigolosi e intrecciati a doppio nodo.
Amo i libri di De Giovanni, li ho letti tutti. Mi piacciono le atmosfere, i sapori, le musiche...Non mi piacciono le situazioni a metà in cui lascia alcuni suoi personaggi... Se maltrattato è Ricciardi, Lojacono non lo è da meno... Al primo nega la possibilità di un rifiuto da parte della sua amata. Almeno dia la possibilità alla sua amata di conoscere la verità, ci vuole tanto? Giuseppe Lojacono ama due donne Per adesso è interessato a Laura. Magistrato che non sa che fare della sua vita sentimentale. Che vive ancora un lutto (ma non ci sono i psicanalisti per questo?). Non sa dire di si a Giuseppe per vivere alla luce del sole la sua storia, ma poi arriva al finale del libro con una sorpresa. Pessima. Che non capisce lei. Che non capiscono i lettori e che non ha senso...Ecco invece della ciliegina sulla torta alla fine c'è il boccone amaro che guasta tutto il bello della storia di Francesco e Giorgia (tenerissima, commovente). Il libro è godibile, ma abbastanza prevedibile. Il magistrato dell'antimafia, essere odioso ed antipatico che si capisce che rovinerà tutto...ed infatti....I bastardi sono libri più veloci di quelli che contraddistinguono le storie di Ricciardi. Vorrei che caratterizzasse di più le figure dei suoi personaggi che conosciamo ancora poco...
Recensioni
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Pizzofalcone. Un distretto di Napoli non molto vasto ma assai popoloso, che abbraccia una parte dei Quartieri spagnoli e va giù fino al lungomare. Un distretto variegato, fatto di quattro mondi: basso proletariato, borghesia impiegatizia, alta borghesia commerciale e aristocrazia, tutto concentrato in un’area di tre chilometri lineari.
Piccolo ma strategico. È questo che pensa l’ispettore Lojacono quando il commissario Di Vincenzo gli propone il trasferimento. Pizzofalcone sarà strategico e sarà un inferno, ma sarà sempre meglio che rimanere lì con un capo che gli sta profondamente antipatico. Lojacono è un ispettore investigativo di origine siciliana, ma dai tratti somatici orientali. Per questo tutti lo chiamano “il Cinese”. Napoli era stata la sua punizione, dopo che alcune gole profonde, in Sicilia, gli avevano attribuito legami con la mafia. Risolvere un caso importantissimo dopo pochi mesi dal suo arrivo e arrestare “il Coccodrillo”, il serial killer che aveva gettato la città nel panico, non gli era bastato per guadagnare la stima dei suoi colleghi, che adesso lo stavano candidando per l’"ambito" distretto di Pizzofalcone.
Un commissariato chiuso per infiltrazioni camorristiche. Alla fine di una lunga indagine della digos, quattro dei sei agenti che vi lavoravano erano stati arrestati per traffico di cocaina. Gli unici a uscire illesi erano stati l’anziano sostituto commissario Giorgio Pisanelli e il vice sovrintendente Ottavia Calabrese, entrambi con incarichi amministrativi. Gli altri erano stati sospesi e sostituiti in fretta e furia con il peggio che i commissariati limitrofi potessero offrire: quelli che tutti ormai chiamavano “I Bastardi”. Oltre al sospetto mafioso Lojacono e al giovane commissario di belle speranze (e piglio da venditore di aspirapolvere) Luigi Palma, il commissariato poteva annoverare tra i suoi nuovi acquisti un giovane raccomandato e invasato con l’aria da attore di fiction, Marco Aragona, e due mezzi psicopatici, Alessandra Di Nardo e Francesco Romano, una con la mania delle armi da fuoco e l’altro, depresso e violento, con il vizio di pestare di botte i sospettati.
I Bastardi di Pizzofalcone hanno una cosa in comune: non hanno niente da perdere. Sarà per questo che quando il cadavere della bella signora Festa, moglie del notaio, viene rinvenuto con il cranio fracassato nel suo elegante appartamento sul lungomare di Napoli, gli agenti si tuffano nelle indagini con sorprendente zelo.
Lasciata la Napoli fascista degli anni Trenta, in cui Maurizio De Giovanni ha ambientato la sua nota serie dedicata al commissario Ricciardi, è la Napoli attuale e più nera quella che viene descritta in queste pagine. Un nuovo interessante commissario protagonista, che i lettori hanno già conosciuto nel romanzo Il metodo del coccodrillo (Mondadori, 2012) si aggira per le strade di una città sempre più immersa nel “Noir mediterraneo” e sempre meno indulgente verso i suoi abitanti. Quello che ne viene fuori è un romanzo poliziesco dalle curve classiche ma dalla spinta propulsiva contemporanea. Dialoghi veloci, linguaggio della strada, situazioni tratte dalla cronaca nera, ma anche un ampio spazio per la descrizione di una città sempre più feroce, pur nella sua opulenta bellezza. De Giovanni emerge attraverso l’aria salmastra partenopea con una scrittura fluida e trascinante e imbastisce un classico romanzo poliziesco deduttivo, che ha per protagonista un ispettore dal grande fiuto, dal ragionamento sottile e con un’attenzione quasi maniacale per i particolari. Lojacono è implacabilmente noir, anche nella sua turbolenta vita privata, come lo sono tutti i Bastardi di Pizzofalcone: talmente imperfetti da sembrare veri.
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