Dio di illusioni

Un libro che ha inspirato una generazione di ragazzi e ragazze a riavvicinarsi ai temi della cultura greca (la corrente della "Dark Academia"), un precursore di nuove riscoperte estetiche, e una tragedia greca translata in un campus universitario, con le ansie e le tensioni tipiche di quest'epoca. E' difficile quantizzare e descrivere in dettaglio le emozioni che questo libro suscita; è il risultato di studi che immergono le loro radici nella cultura classica, in quella italiana e latina come in quella greca antica. Vi è la ricerca della catarsi tramite riti bacchici di cui le eco si perdono nel tempo; l'alienazione di personaggi data da studi totalmente immersivi, che li porta a soggiornare giornalmente in un mondo fatto di statue di marmo, tweed, alcohol, caffé, libri antichi, un mondo alternativo a quello moderno, una sorta di escapismo alla ricerca di realtà e di verità antiche, una morbosa attrazione per la ricerca della bellezza assoluta, e i drammatici interrogativi che questa ricerca fa sorgere. Del lusso e del consumo smodato erede di un edonismo decadente. Ma la Tartt narra anche del tragico contrasto di questa realtà alternativa e accademica con la realtà moderna e contemporanea, e delle conseguenze che porta. Di sicuro è un libro per tutti coloro che hanno fatto il liceo classico; e per tutti i perfezionisti, gli accademici, gli edonisti. Per tutti i classicisti, per chi ama i libri in quanto depositari di una cultura che lentamente si dissolve, per tutti i poeti, per la comunità lgbt, per i filosofi, e anche per chi si vuole fare quattro risate sull'assurdità di tutto ciò. Non solo consiglio una lettura, ma consiglio una lettura E una rilettura in un secondo momento, magari a mesi di distanza.

Romanzo d’esordio di una scrittrice che non è disposta a riempire gli scaffali delle nostre case dei suoi libri, visto che ne pubblica uno ogni 10 anni circa, anzi, con l’ultimo, “il Cardellino” ci ha pure vinto un Pulitzer anche se personalmente l’ho trovato nettamente inferiore a questo. La Tartt non ha il dono della sintesi ma la sua scrittura affascina, è esteticamente bella, le perdoni pure certe ridondanze che in altri contesti farebbero fremere le mani sulle pagine. "la bellezza è severa" e su queste parole verte tutto il romanzo, un romanzo di formazione con personaggi meravigliosamente belli e fragili come possono esserlo solo i ragazzi appena usciti dalla adolescenza, un romanzo in cui il punto di rottura tra giovinezza e età adulta avverrà fuori da ogni regola. E’ tanto tempo che volevo mettere giù qualche parola su questo romanzo, perché è bellissimo, sorprendente e ti si infila nel cuore.

Romanzo veramente bello, c'è poco da girarci attorno. Interessante, intrigante, profondo. Avete bisogno di leggerlo. Il suo unico difetto è probabilmente quello di essere un po' prolisso in alcuni passaggi, 200 pagine in meno non avrebbero fatto la differenza.