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Anno edizione: 2018
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Un romanzo irriverente, che parte come una commedia sconclusionata in cui Dio è un fricchettone, festaiolo, che ama circondarsi di belle donne e il Diavolo è un elegante sornione che ama disquisire ed ascoltare. Shep, nome improponibile, passato da dimenticare, lavora per entrambi, cercando di non far sapere a nessuno dei due che lavora anche per l’altro. Anche perché il suo lavoro è quello di dissuasore di aspiranti suicidi. Tra situazioni al limite dell’assurdo e riflessioni sul senso della vita e sul significato del bene e del male, il libro scorre e alla fine… ti rendi conto che hai letto qualcos’altro. Un libro che spiazza e alla fine lascia l’amaro in bocca
Suspance e meraviglia sono le parole chiave di questo romanzo. Romanzo scritto in chiave moderna, con un Dio amante della tecnologia e della vita mondana e un Diavolo intellettuale e comprensivo. Il protagonista, Shep, deve persuadere le persone che vogliono togliersi la vita ad ammazzarzi, per conto del Diavolo, oppure a rimanere in vita, per conto di Dio. Si, perché Shep lavoro per entrambi. Lettura piacevole e anche divertente, molto consigliato.
Il solito grande marsullo che accomuna ironia e riflessioni. Un po' forzate le descrizioni di Dio e del diavolo, ma ... ci sta. Due verità da sottolineare: in fondo a pagina 111 e il monologo a pagina 134: da leggere, rileggere e tener presente
Recensioni
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Marsullo, una storia irriverente che fa meditare
Un’idea narrativa irriverente, una scommessa che stringe un patto rischioso con il lettore, una trovata brillante, che lascia spiazzati fino all’ultima pagina. È tutto questo Due come loro, l’ultimo romanzo di Marco Marsullo (208 pagine, 17 euro), edito da Einaudi, nella collana Stile Libero, una black comedy in salsa italiana capace di unire gli impossibili, eppure di farli funzionare benissimo, fino a sorprendere. Dopo tanti libri e lo stesso entusiasmo che si alimenta della gioia di scrivere e della freschezza sempre rinnovata dell’incontro con il pubblico, Marsullo rimette le mani in pasta e dà vita a un romanzo nuovo, una storia altra, che spezza e insieme continua la linea tracciata dal suo stile e dalla sua voce sempre così umana, così vera. È un libro dove si ride, si salta sulla sedia, ma è anche una storia che apre una piccola faglia nella coscienza, senza fornire alcun tipo di risposta, ma chiudendosi su domande abissali. Il tutto, con la carica di una leggerezza solo apparentemente frivola.
Shep è un trentenne con un lavoro bizzarro, anzi due. È stato infatti assunto da Dio per cercare di salvare chi sta tentando di farla finita e dissuaderlo dal suicidio, ma al contempo – e questo Dio non lo sa – lavora anche per il diavolo, e per il fine opposto, quello invece di favorire il suicidio a chi stia lì, in piedi sul cornicione pronto a saltare giù per schiantarsi al suolo. Proprio così si apre il romanzo, una scena che prende immediatamente per mano e trascina nell’universo impossibile di questo libro intrecciato con fili di commedia nera. “Non si scherza su Dio e il diavolo, non si scherza sulla morte, nemmeno sui suicidi”, ruminano in silenzio le coscienze di chi legge. Ma in questa strana storia di Marsullo, che sappiamo da subito essere invenzione, dove una barriera palese ci avvisa sulla distanza che dovremmo tenere rispetto ai fatti che si svolgono sotto i nostri occhi, ci lasciamo comunque prendere. Scivoliamo così insieme a Shep che pedala per le strade tra un lavoro e l’altro, patiamo con lui, e con lui speriamo, illudendoci di poter anche solo per un piccolo istante toccare il destino di un’altra persona e mutarlo.
Il trucco di Marsullo sta nel rendere tutto così leggero e così frizzante da restare umano, pur con personaggi e situazioni esageratamente assurde, tanto da sbandierare la propria mera funzione narrativa, pura creatività. Ma la creatività serve anche a rendere le storie più nitide. Ed è così che sull’esasperazione dei caratteri, sulla caricatura forzata, l’autore snocciola una visione delle cose non troppo apocalittica e ormai completamente slacciata da ogni dogma sacrale. Dio è un uomo, disegnato tra gli uomini e con le loro stesse caratteristiche. Via ogni aura mistica, saggezza: è un caciarone, festaiolo, camicia hawaiana, belle donne e un po’ di boria, tanto da frequentare uno psicanalista che finirà per prendere in cura anche Shep. Il diavolo vive in un appartamento qualunque, un po’ triste, fascinosamente consapevole del dolore e del male del mondo, che circonda tutti. E Shep sta in mezzo, una colpa inguaribile nel passato, un amore grande spezzato e la tentazione di approfittare del suo lavoro per rimettere qualche tassello al suo posto, ora che la tensione dei suoi due lavori lo sta logorando.
Da quando una notte, in auto, Shep ha investito e ucciso una ragazza, ha smesso di guidare e usa la bicicletta. Stava già con Viola, all’epoca, la ragazza che ama e che piano piano ha allontanato da sé, il senso di colpa per l’incidente a consumarlo e due nuovi lavori che, con la loro carica emotiva, hanno assorbito tutto lo spirito di Shep. Viola ora sta con un altro, e sta per sposarsi. Quando Shep individua il nome del nuovo fidanzato sulla lista di aspiranti e prossimi suicidi che Dio e il diavolo gli forniscono, pensa di aver trovato la soluzione alla sua solitudine. Ma nulla è così semplice quando i datori di lavoro sono quelli che sono, e quando si cerca di spostare le curve del destino per piegarlo ai propri fini. È ineluttabile ciò che il futuro prospetta per Shep, nonostante lui stesso abbia tanti colleghi e ogni tanto riesca a portare a frutto salvataggi di uomini in crisi, come l’imprenditore sull’orlo del fallimento. Tra vedere tutto nero, ed essere contaminato dal nero, portarne una piccola goccia addosso, cambia tutto, e si risolverà così la vicenda di Shep, con una circolarità che rende giustizia alla struttura narrativa e punge nel vivo il lettore, non ancora pronto all’ultima polverizzazione del cliché.
Due come loro di Marsullo è un romanzo fintamente ironico, che fa uso di un’ipotesi assurda e della destrezza dell’autore nel tenerla viva e verosimile fino all’ultimo per spalancare la porta di un grande terrazzo affacciato sul vuoto, dove non ci sono risposte, dove vanno a finire le coscienze private di ogni orizzonte e speranza. Ciò nonostante, la scrittura procede lesta e abile di pari passo con un altro tipo di divertimento percepibile: quello dello scrittore. È il divertimento irrefrenabile dell’inventare storie, dell’immaginazione in grado di creare personaggi e vestirli come più piace, fuori da ogni stereotipo, vividi in un modo di vedere e di pensare nuovo, che con entusiasmo torna a raccontare per liberare parole, pensieri, e per lanciare al mondo un’altra piega della pagina su cui soffermarsi, e meditare.
Recensione di Alessandra Chiappori
(…) Il libro inizia con un suicidio che, detta così, mi rendo conto non possa scalare la vetta dei “cavolo, me lo porto al mare”. Ma provate ad immaginare come sarebbe incontrare Dio e il Diavolo sulla terra, umani, umanissimi.
L’uno con l’ossessione per i prodotti tecnologici della Apple e le feste a tema ogni primo sabato del mese; l’altro un po’ poeta maledetto, rugoso, amante del pesce e fine conoscitore di Flaubert.
In tutto questo c’è Shep, uomo, trentasei anni, cristallizzato in certi dolori che solo a ricordarli fanno un male che non trova via d’uscita, e che si occupa, per entrambi, di aspiranti suicidi.
“Né Dio né il Diavolo sanno che lui fa il doppio gioco. Immaginate di lavorare per due spietate società finanziare concorrenti, di nascosto, nello stesso tempo. Poi immaginate che i capi delle spietatissime società finanziarie siano i creatori del bene e del male. Fatto? Ora sapete perché Shep sta iniziando a perdere i capelli”.
Dio odia perdere vite, lo vede come uno spreco del suo dono misericordioso.
Il Diavolo, prosaicamente, sguazza nel dolore, spesso lo genera, per cui non lo ostacola.
Shep vive così, in bicicletta, ficcandosi in avventure sessuali occasionali insane, indossando improbabili e sudate camicie hawaiane, fino a quando, sulla benedetta lista mensile degli aspiranti suicidi, non spunta il nome di Pino Moneta, avvocato, attuale compagno della sua amata ex, Viola.
Viola incarna tutto ciò che si può rimpiangere del perduto, della felicità mai più ritrovata, della vita passata guardata da lontano, con malinconia e mitizzazione.
“Il passato delle persone, a differenza del futuro, non si muove di un millimetro”.
Certo, il fatto che st’avvocatuccio voglia porre fine alla sua mediocre vita, potrebbe essere la chiusura perfetta del cerchio per riottenere ciò che da tempo non aveva più. No?
Non posso dirvelo, ovvio.
Posso però dirvi che in un momento storico in cui sembra essere tutto scontato e superato, compresa l’umanità, questo libro, queste parole e quest’autore, ecco, non lo sono affatto.
Recensione di Natalia Ceravolo
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