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Anno edizione: 2007
Anno edizione: 2017
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Capolavoro totale ed assoluto "The Joshua Tree" (Island, 1987), uno di quei (rari) dischi capaci veramente di cambiare (in meglio, ovviamente) la propria vita. Nessuna nota sbagliata dall'inizio maestoso di "Where The Streets Have No Name" sino alla conclusiva "Mothers Of The Disappeared" per uno, veramente, dei più bei album usciti negli anni '80, di qualsiasi genere musicale. Immersi totalmente nel patrimonio culturale americano Bono & Co. in quel magico 1987 ancora giovanissimi crearono un vero e proprio gioiello artistico di valore assoluto che rimarrà per sempre, decisamente, nella storia della musica Pop-Rock del '900. Massimo dei voti obbligatorio dunque in questo caso e acquisto consigliatissimo per chiunque ancora non lo avesse.
Il massimo dei voti, senza dilungarsi troppo!! Pezzi trascinanti, eleganti, un livello forse mai più raggiunto in seguito. A chi piace la bella musica, e per sbaglio non lo avesse ancora, ne consiglio l'acquisto anche dopo oltre 25 anni dalla pubblicazione!
E' di gran lunga il lavoro più "americano" del quartetto di Dublino! L'inizio dell'album è da brividi, un trittico di portentosa energia ed eleganza: "Where The Streets Have No Name", "I Still Haven't Found What I'm Looking For", "With Or Without You". E' come se la band volesse catturare subito il pubblico per essere poi libera di muoversi in libertà. E' il quarto d'ora più forte e tipico degli U2 di sempre: il canto epico di Bono, i suoi testi passionali e solenni, con accenti biblici, l'onirico paesaggio disegnato dalla chitarra di The Edge e dall'elettronica di Eno e Michael Brooke. Se qualcuno ha ancora fiato dopo un simile inizio, "Bullet The Blue Sky" completa l'opera di tramortimento: due semplici accordi scatenano una tempesta perfetta, un ciclone dai confini lontani dalla Electric Ladyland. Da "Running To Stand Still" l'album prende altre forme, si fa meno aggressivo, non così diretto. Bono canta della lotta per uscire dalla droga, della disoccupazione nella profonda provincia inglese, della commozione per la morte di un amico (Gregg Carroll, il roadie Maori degli U2 morto poco tempo prima in un incidente di moto) mentre la musica cambia colori, dal rilassato country folk di "Trip Through Your Wires" alla tensione pop rock di "In God's Country". Tanto l'inizio dell'album è affermativo e netto, quanto il finale è ambiguo, sfuggente: "Exit" ha toni sulfurei e "Mothers Of The Disappeared", chiaro riferimento alle madri dei Deasaparecidos argentini, sceglie la strada della commossa elegia funebre. Eccellente lavoro in ogni caso, inferiore a mio avviso solo di un millimetro al precedente "The unforgettable fire"!
Recensioni
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