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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2022
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Il terzo capitolo di Serotonina pone le basi dell’intera storia: Florent, scopre che la sua convivente giapponese, Yuzu, si dà a serate libertine, in cui abbonda il sesso sfrenato. Decide pertanto di eclissarsi e di sparire nell’anonimità, quasi in clandestinità, sicuro che la sua scomparsa costringerà Yuzu a tornarsene in patria. Sono due espedienti che hanno origini lontane: da una parte una robusta spruzzata di sesso, a imitazione del Marchese de Sade (Justine?); dall’altra la storia del Fu Mattia Pascal, sagace invenzione di Pirandello, in cui questo giovane, scoprendo che a un morto trovato nella roggia di un mulino è stata attribuita la sua identità, si rifà una nuova vita scomparendo dal paesello natio. Il primo espediente è un flop, è stato inserito solo per vellicare i bassi istinti del lettore, tant’è che Yuzu non compare più in tutto il romanzo. Il secondo filone invece è reale e permette a Houllebecq di seguire le avventure in ‘clandestinità’ di Florent per poco più di un anno. Lasso di tempo che si traduce in un continuo interrogarsi di Florent sul suo passato, sulle occasione perdute con donne con cui ha intrecciato rapporti amorosi lasciati cadere. La condizione di lupo solitario non gli si addice e Florent si avvita in una spirale di depressione da cui potrebbe salvarlo solo l’assunzione di 20 mg/die di Captorix, un potente antidepressivo che però provoca sconvolgimenti ormonali. L’intero romanzo è solcato da profondo pessimismo alla Shopenhauer: “le persone costruiscono il meccanismo della propria infelicità, caricano la massimo la molla e poi il meccanismo continua a girare […] le persone si torturano a vicenda e lo fanno senza la minima originalità […] chi non ha il coraggio di uccidere non ha il coraggio di vivere”. Ci sono spunti felici, quali la descrizione della rivolta dei produttori di latte in Normandia, ma c’è anche l’elogio al dittatore Franco per aver sollevato l’economia spagnola, in spregio alla democrazia. Intollerabile!
Cupo, torbido, disperato, eppure vertiginoso, a tratti illuminante; alcuni passaggi li ho trovati eccessivi, davvero crudi, altri profondamente riflessivi. La scrittura agile, seppur densa e tormentata, risulta comunque fluida e schietta. È una confessione a tutti gli effetti, la solitudine, la depressione, il disincanto, le ossessioni, le perversioni sessuali e l'amore, il fallimento di una società impotente che non riesce a salvaguardare la propria identità e le proprie risorse che a stento resistono, fagocitate dalla globalizzazione. La nullità, l'incapacità dell'uomo di prendere decisioni importanti e tutta la rassegnazione che poi subentra, tutto il senso di fallimento e di rimpianto. Questo romanzo non ha limiti, è un fiume in piena, il fiume della vita, che vi travolgerà lungo il suo corso, fino alla fine. Il captorix non è che un palliativo, un'illusione momentanea. All'insegna del "avrei potuto, ma adesso è troppo tardi", la desolazione e il rimpianto che prendono il sopravvento, alleggeriti solo da sprazzi di cinismo e sarcasmo da parte dell'autore. Molto commovente, molto forte. L'ho apprezzato davvero.
Il captorix sembra solamente una scusa per raccontare la storia degli ultimi trent'anni di un cinquantenne che si sente più vecchio dell'età anagrafica raggiunta. A parte qualche piccola perla di stile azzeccata, il libro si fa leggere ma non esalta.
Recensioni
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È uno dei principali titoli dei primi mesi del 2019, bestseller annunciato fin dalle prime ore della sua pubblicazione (in Francia, dove è uscito con la tiratura record di 320 mila esemplari, ha venduto 160 mila copie in sole 15 ore): è Serotonina, il ottavo romanzo del controverso scrittore francese Michel Houellebecq, già da più parti definito il suo capolavoro. E Serotonina, in effetti, sembra avere tutte le carte in regola per conquistare il grande pubblico: tra sesso, crisi esistenziale, amore e una lucida rappresentazione della Francia di oggi, prende forma un romanzo articolato, spesso provocatorio, dominato dalla voce potente del suo narratore, il quarantenne Florent-Claude Labrouste.
Agronomo (come l’autore), Florent-Claude, è un uomo sconfitto, che, come molti degli antieroi protagonisti dei romanzi di Houellebecq, trascina la sua vita tra depressione e misantropia. Ossessionato dal sesso, è tuttavia incapace di trovare alcuna soddisfazione nei rapporti d’amore. Intrappolato in una relazione tossica-e ormai in fase terminale - con una giovane giapponese dalle abitudini e gusti alquanto libertini, decide di darsi alla fuga, di abbandonare la sua casa e Parigi, ma non prima di aver trovato il brillante modo di tenere sotto controllo una depressione sempre più incalzante. È il Captorix, una piccola compressa bianca, ovale, divisibile, stimolo alla produzione di quella serotonina che dà il titolo al libro.
La fuga porta Florent in Normandia, alla ricerca dei tempi e di un amore perduto e dell’amico di una vita, Aymeric, allevatore di mucche di antica stirpe nobiliare, messo in crisi dalle quote latte, e al centro di uno degli episodi più drammatici del romanzo. Un episodio brutale e di forte impatto che, evocando da vicino gli scontri dei gilet gialli, ha spinto ancora una volta molti critici a esaltare la capacità di Houellebecq di leggere la nostra realtà e configurare con estrema e spiazzante precisione le violente distorsioni del nostro immediato futuro.
Dolorosa rievocazione del passato del protagonista, Serotonina assume la forma di una corposa autoanalisi e travagliata confessione, che in alcuni punti sembra trasformarsi in un inarrestabile flusso di coscienza. Sofferenza, rancore e ossessioni di Florent si esprimono in una scrittura densa, tormentata, complessa nel suo articolarsi in lunghi periodi, eppure, rispetto ai precedenti romanzi dell’autore, si avverte il tentativo di avvicinarsi a un gusto e ad abitudini di lettura meno elitari. La componente à la Céline (o, come Houellebecq stesso preferirebbe, à la Camus) della sua scrittura appare più debole: siamo lontani dalle pagine di Estensione del dominio della lotta, il suo romanzo d’esordio, e da Particelle elementari, eppure Serotonina riesce ancora a sorprenderci.
La potenza trascinante della voce narrante, il racconto abilmente articolato tra passato e presente hanno la forza di sostenerci nella lettura, di spingerci ad andare oltre l’insistenza fastidiosa su alcuni temi (tra misoginia e perversioni sessali), avidi di sapere dove ci porterà la navigazione sul fiume turbolento delle pagine del romanzo.
Controverso, serrato, colto, spesso crudele e tuttavia ironico, Serotonina è un romanzo sfaccettato come la realtà, un romanzo che ambisce alla totalità, un romanzo profondamente umano.
Recensione di Francesca Barbalace
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