I testamenti - Margaret Atwood - copertina
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Letteratura: Canada
I testamenti
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Descrizione


Romanzo vincitore del Booker Prize 2019, Il più importante premio letterario nel mondo anglofono.

In questo brillante sequel del Racconto dell'Ancella, Margaret Atwood risponde alle domande che hanno perseguitato i lettori per decenni.

«Una magnifica finzione, ma anche una storia-scudo, una narrazione protettiva, un anticorpo immaginifico che fornisce strumenti per capire il presente e opporsi alle sue derive liberticide»Michela Murgia, La Repubblica

«Un fenomeno così non si vedeva dai tempi di Harry Potter»La Stampa

«La conoscenza è potere»

Il racconto dell’Ancella si chiude con la porta del furgone che sbatte sul futuro di Offred. Milioni di lettori si sono chiesti che ne sarà di lei… Libertà, prigione, morte? L'attesa è finita. Il nuovo romanzo, I testamenti, riprende la storia quindici anni dopo, con gli esplosivi testamenti di tre narratrici di Gilead.

Dettagli

2019
10 settembre 2019
512 p., Brossura
9788833312415

Valutazioni e recensioni

  • test recensione
    capolavoro

    emozionante

  • Prima di iniziare la lettura de "I Testamenti" mi ero immaginata una storia che prevedesse una vera e propria continuazione con il finale, altamente aperto, del primo libro. Al contrario, la Atwood, mi ha spiazzata del tutto, presentandomi tre protagoniste, che sono le tre voci narranti, che poco alla volta rivelano la loro identità e il loro legame, attraverso un vero e proprio testamento di ciò che è accaduto dopo la caduta di Gilead. Un continuo chiedermi dove fosse l'ancella conosciuta nel primo libro, per trovare tantissime risposte alle mie domande e dubbi alla fine di queste cinquecento pagine, all'interno del Tredicesimo Simposio. Ancora una volta una narrazione molto fluida, ricca anche qui di dettagli e dialoghi che presentano scene differenti per lo stesso mondo rovesciato che, poco alla volta, si ribella a queste assurde regole, ripristinando un sistema societario solido e concreto. Consiglio fortemente la lettura di entrambi i libri, per chi ancora non li conoscesse o si senta in dubbio: la Atwood presenta una storia basata su storia che non è poi così fantascienza, non è lontana anni luce dal mondo in cui viviamo, ma si ritrova in alcuni sistemi del presente e del passato.

  • I Testamenti arriva 34 anni dopo l’opera originale di Margaret Atwood (classe 1935): Il racconto dell’ancella (1985). Il romanzo è edito ancora una volta da Ponte alle Grazie, con la traduzione di Guido Calza. La trama – che il marketing è riuscito a tenere rigorosamente segreta fino all’attesissima data di pubblicazione dello scorso settembre – riprende però appena 15 anni dopo gli eventi del primo libro. Non seguiamo più la sola June, perché per reggerne l’impari paragone in questo caso i protagonisti diventano addirittura tre. Ciascuno dei tre rispettivi segmenti narrativi segue e prosegue una numerazione in capitoli sequenziale e autonoma. Scopriamo con un effetto sorpresa i nomi dei tre “io narranti” man mano che procediamo con la lettura e le carte si scoprono…. Come per Il racconto dell’ancella, Margaret Atwood si serve della tecnica delle memorie personali per sviscerare usi e costumi della distopia puritana di Gilead, specchio deformante dei nostri giorni. Stavolta la scrittura, meno cupa e ipnotica, è però più “televisiva” con particolare attenzione all’intreccio e al colpo di scena. Non proviamo il dolore di June stavolta, ma ci esaltiamo per la rivalsa femminile contro la dittatura del patriarcato. Nonostante la maggiore scorrevolezza, si dimostra però più debole rispetto al “disperato” predecessore. I Testamenti sembra effettivamente essere stato scritto per la produzione televisiva che, d’altronde, è già stata annunciata. Più luminoso lì dove prima regnavano atmosfere angoscianti, più chiaro e fluido del primo libro, dunque, ma senza la sua forza evocativa e sovversiva. Se Il racconto dell’ancella aveva minor respiro narrativo, ne guadagnava senz’altro in potenza simbolica. Il racconto dell’ancella veniva scritto a Berlino a metà degli anni ’80 per difendere le conquiste femminili che parevano in bilico, quindi profetizzava un regime fondamentalista che avrebbe strumentalizzato il corpo femminile (cosa avvenuta particolarmente nel “regime televisivo“). I Testamenti, più che annunciare il futuro, racconta il movimento #metoo già in corso nell’era del suprematismo bianco di Trump (e le sue recenti leggi sull’accesso all’aborto). Forse è stata proprio la vittoria delle destre, oltre alle insistenze dei lettori e nel vedere tante donne vestirsi da Ancelle durante le manifestazioni in strada, a convincere la Atwood a riprendere le idee che aveva già abbozzato nei primi anni ’90 per dare un proseguio alla sua storia...

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