L'uomo con due vite - Håkan Nesser - copertina
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Letteratura: Svezia
L'uomo con due vite
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Descrizione


Ante Valdemar Roos ha quasi sessant'anni e conduce un'esistenza ordinaria. Sua moglie non lo capisce; le figlie di lei lo considerano un fallito; i colleghi di lavoro lo trattano con indifferenza, se non con disprezzo. Ma un giorno la fortuna gli sorride, e la schedina giocata con tanta pazienza anno dopo anno risulta vincente. Valdemar decide di tenere per sé questa notizia e comincia a costruirsi una vita parallela, che comprende un'idilliaca casa nel bosco. Anna Gambowska è una ragazza difficile, in fuga da un centro di recupero per tossicodipendenti. Vent'anni, una chitarra, uno zaino e un passato burrascoso che sta cercando di lasciarsi alle spalle quando si imbatte in un'idilliaca casa nel bosco... L'ispettore Gunnar Barbarotti è bloccato in un letto d'ospedale con una gamba rotta, quando Alice Ekman Roos gli chiede di indagare sulla scomparsa del marito. Il caso non sembra complicato, finché le ricerche condotte dai colleghi dell'ispettore non portano al ritrovamento di un cadavere: di chi si tratta? E cos'ha a che fare con Anna? O con Valdemar?

Dettagli

Tascabile
1 ottobre 2020
448 p., Brossura
9788850258680

Valutazioni e recensioni

  • DELIA DIFONZO

    Le recenti opere di Hakan Nesser, a mio parere, non sono all'altezza dei suoi primi romanzi, di cui il migliore resta "Carambole"; ecco perché attribuisco tre stelline a "L'uomo con due vite", che pure ho trovato di piacevole lettura. Non lo definirei un giallo, bensì una riflessione sulla vita e su quei momenti per i quali soltanto capiamo che ne è valsa la pena, perché in essi troviamo il vero significato del nostro essere al mondo. Una scommessa, una sfida col destino: per sbaragliare la noia e il male di vivere, e sentirsi, una volta tanto, importanti, quasi necessari per qualcuno. La riflessione che più, nel libro, merita attenzione, secondo me, è quella contenuta in queste parole: "[...] la vita, la vita vera, al contrario di quanto molti credevano, non si viveva per tutto il tempo. Un paio d'ore alla settimana, ecco su quanto si poteva contare, quattordici giorni l'anno, in tutto, e per il resto tutta quella grigia e tediosa schifezza, era qualcosa di completamente diverso. [...] Ma [...] bisogna accorgersi quando è ora. Mettersi al passo quando la vita si mette in moto per davvero. Altrimenti ci si perde tutto il bello. Per la miseria". Non è un inno all'ottimismo, certo, ma forse accade più frequentemente di quanto possiamo pensare.

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