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Il viaggiatore - Stig Dagerman - copertina
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Descrizione


Anarchico viscerale incapace di accontentarsi di verità ricevute, vulnerabile e malato di «simpatia», Dagerman appartiene alla famiglia dei Kafka e dei Camus, dei ribelli alla condizione umana. «Sua colpa fu l'innocenza», lascia scritto come epitaffio nel «Viaggiatore», la colpa di chi ha scelto di non venire a patti con la vita, non riuscendo a perdonare a se stesso neppure di aver fatto della sua disperazione un'opera d'arte. «Le grandi tragedie», dice un suo personaggio, «sono già tutte accadute nel passato», quelle che restano oggi sono soltanto «tragedie minori». E «tragedie minori», appunto, sono quelle che esplora in questi racconti, momenti di epifania in cui i protagonisti, quasi tutti adolescenti e bambini, sono costretti a riconoscere che la «grande tragedia» dell'ingiustizia del mondo si incarna nella loro piccola quotidianità, e li ha marchiati per sempre, relegandoli nel lato ombra della vita. Un giorno, come spiragli di fuga, compaiono nella loro esistenza i simboli di un destino diverso: un'auto da Stoccolma, una scacchiera da viaggio, un berretto da liceale, un lord che cerca l'acqua verde. Ma l'illusione del riscatto rende ancora più amara e ineluttabile la sconfitta: per Dagerman, come per i suoi personaggi, è «troppo tardi» per la felicità. La libertà, l'amicizia, il calore appartengono a un mondo in cui saranno sempre degli estranei: come i fuochi della notte di San Giovanni brillano lontano, dall'altra parte della baia, dove loro semplicemente «non esistono».
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Dettagli

7
2014
17 marzo 2014
136 p., Brossura
9788870910230

Valutazioni e recensioni

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Libero
Recensioni: 5/5

Questa amarissima raccolta di racconti è di una bellezza disarmante: ogni storia, per quanto breve, è animata da una luce sorprendente, capace di raccontare una vita intera attraverso la scelta di un singolo evento o un trauma solo in apparenza trascurabile. Assolutamente da leggere.

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Antonio
Recensioni: 5/5

Figlio di Kafka, cugino di Camus, Dagerman appartiene alla famiglia dei ribelli della condizione umana. Anarchico, viscerale, vulnerabile, ossessionato dal tempo e dalla morte. "Sua colpa fu l'innocenza", lascia scritto sul suo epitaffio nel Viaggiatore, la colpa di chi ha scelto di non venire a patti con la vita, non riuscendo a perdonarsi di aver fatto della sua disperazione un'opera d'arte.

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rosanna robbiano
Recensioni: 3/5

In questo volume sono raccolti alcuni racconti , che a dire il vero sembrano essere più riflessioni che novelle narrate. La prosa non è sempre agevole da leggere, del resto questo fu uno scrittore politicamente impegnato, non esattamente un romanziere. Per chi ama le letture un po' più intellettuali, non per chi ama la narrazione.

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Recensioni

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Voce della critica


scheda di Baggiani, A., L'Indice 1992, n. 6

Nove racconti, accompagnati da un saggio, quasi racconto, e da alcuni frammenti poetici postumi accanto a un amaro autoritratto in terza persona dello scrittore, che basterebbe a rendere ragione del suo precoce suicidio, a trentun anni, nel 1954, dopo una frenetica attività letteraria coronata dal successo. Un successo, appunto, sentito come coercizione e colpa, in totale divaricazione dalle aspirazioni anarchico-libertarie di Dagerman, geniale scrittore di romanzi intensi e rigorosi ("Il serpente", "Bambino bruciato", e il bellissimo "L'isola dei condannati"), nonché di quella specie di testamento spirituale che è "Il nostro bisogno di consolazione" (Iperborea, 1991), oggi così attuale. Ma questi, scritti tra il 1947 e il 1953, sono quasi racconti esemplari, al di là di sperimentalismi e durezze stilistiche tipiche dello scrittore. Il taglio cinematografico di "Uccidere un bambino", insolito per l'epoca, ne accentua l'effetto choc, di contro alla misura, quasi da moderno "Cuore", ma senza retorica, del sensibile "La sorpresa". Echi lontanamente bergmaniani in altri racconti ("La scacchiera da viaggio" o "Il freddo della notte di San Giovanni"), attenta registrazione di solitudini adolescenziali, o nel delicato, fantasioso "A casa della nonna" mentre ne "L'auto di Stoccolma" affiora - sempre attraverso l'ottica infantile - la durezza della vita di campagna. Emarginati, lontani, fermati nel tempo dello scacco, questi piccoli e grandi antieroi di Dagerman, senza possibilità di riscatto, ci si consegnano come simboli della scomparsa di ogni speranza. Ma, più ancora, della infelicità senza desideri alla Handke, se nel racconto d'apertura neppure la ricerca dell'acqua verde, l'idea fissa del lord, apre possibili spiragli al ragazzo che rema, rassegnato alla rinuncia.

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Conosci l'autore

Stig Dagerman

1923

(Alvkarleby 1923 - Stoccolma 1954) scrittore svedese. Dopo i primi romanzi, Il serpente (1945) e L’isola dei condannati (1946), imperniati sui temi dell’angoscia e della paura, scrisse, sotto l’influsso di Strindberg, Kafka e Faulkner, il romanzo Bambino bruciato (1948), nonché quella specie di testamento spirituale che è Il nostro bisogno di consolazione (1952), oltre a numerosi drammi in cui emerge il motivo della solitudine esistenziale. Tra le altre opere, il reportage dalla Germania distrutta Autunno tedesco (1947) e i racconti I giochi della notte (1947). Anarchico lucido e appassionato, militante in difesa degli umiliati, degli offesi e dell'inviolabilità dell'individuo, Dagerman resta nella letteratura svedese una figura culto. Muore a trentuno...

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