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Anno edizione: 2019
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L'album dell'anno.
Teresa De Sio fa musica da tanti anni. Allora un giornalista svogliato in procinto di scrivere una recensione sul nuovo album direbbe: “E’ l’album della maturità”. Sì, ma anche no. E’ quello un modo per annunciare una novità discografica senza essere tanto convinti del percorso dell’artista. Io penso che le si farebbe un torto. Quand’è che la De Sio non ha fatto ciò che ha voluto? Quando mai ha confezionato il disco “che ci aspettavamo” senza invece sperimentare nuove sonorità e nuovi modi di fare musica? E’ una cantante che ama sorprendere e che solo al termine di un’attenta ricerca ci apporta il “nuovo”. In questo, probabilmente, ama stupire pure se stessa. E’ vero, nel caso di “Puro Desiderio” la ricerca è soprattutto interiore. Mai tanti “io” nei suoi testi come in questi. Ma in realtà chi la segue fin dai tempi di “Teresa De Sio”, “Tre”,” Africana”, riconoscerà la vena intimista e poetica della cantautrice e potrà gioire di un ritorno, o meglio di una ritrovata continuità con le espressioni più intense e coinvolgenti di quell’interiorità che non è malinconia ma, appunto, desiderio. Però in questo nuovo album c’è qualcosa di speciale. Verrebbe da dire la semplicità. Ma è piuttosto armonia, incanto. E perfezione. Si sente anche nelle sonorità di chitarre ed archi che vibrano con la voce dell’artista, limpida e profonda. Così come sono semplici ma immensamente suggestivi i disegni di copertina di Grazia La Padula. E che dire dell’intuizione di fondere lingua italiana e napoletana all’interno dello stesso brano? Una mia fugace perplessità immediatamente dissolta dalla magia di due lingue che sembrano sublimarsi a vicenda. Soprattutto nei brani “Sarebbe bellissimo” e “Puro desiderio” la potenzialità evocativa delle parole trova nel repentino passaggio alla lingua napoletana, più intensa, intima e viscerale, una scorciatoia per arrivare dritta al cuore. Imperdibili “Il pane della domenica”, “Quante nuvole” e “In un soffio di vento” cantata con Ghemon.
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